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Osvaldo Coluccino: Quartetto d'archi

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Numero di articolo: NEO 11130 categorie: ,
Pubblicato il: 30 gennaio 2012

Testo informativo:

Osvaldo Coluccino
note per quartetti d'archi (2002-2008)

Attimo (Momento)
Solo l'accenno di una qualità che, nel più breve quanto incommensurabile lasso di tempo, l'evento potrebbe adempiere. Che si rigenera, partendo dall'uscire dalle vicissitudini della vita (storia e pensiero) per trasformare e far risplendere la propria superficie, sulla quale la sensazione si rifletterà come un lampo di luce. Ciò avviene con la massima velocità immaginabile, attraversando la totalità dell'esperienza (che diventa antiepisodica), una sensazione che riprende tutto ciò che passa e poi scompare di nuovo.

La composizione inizia con un quasi puntinismo in contrappunto, dando il tono a ogni nota momento sigillato, sia magnete autonomo che catalizzatore. Il brano però si distingue per diverse sezioni, come i momenti di allungamento degli accordi o l'estesa sezione centrale dove, condivise tra tutte e quattro le voci, frasi veloci di altezza controllata distese in ottave, suonano con disinvoltura sul ponticello, si intrecciano e rispondono a ciascuna altro. E così via – per scoprire…

Aion (Eone)
Personificazione di un certo tipo di tempo, cioè quello che sfugge alla prigione 'sicura' del calcolo, 'eon' è la personificazione greca del tempo illimitato.

La prima parte è un deserto, la raffigurazione dell'oblio in una polvere che scorre tanto dissonante quanto dolce. La non discorsività qui si combina con la precisione degli intervalli atonali di nuclei mutevoli. Gli strumenti raddoppiano quasi sempre le loro azioni in duetti, che, moltiplicati per quattro, creano un'impressione orchestrale. La seconda parte, invece, interrompe volutamente il flusso. In questa seconda forma di ›attacco‹ alle grinfie (e revoca) del tempo, emergono varianti nelle strutture formali – a partire da isole sonore incastonate nel nulla – che richiedono spesso virtuosismi verticali agli esecutori: microframmentazioni ritmiche, tensioni dovute a sottili gradazioni dinamiche e sfumature speciali, dialettica inesorabile a quattro zampe, ecc.

Il titolo è già stato utilizzato nella recente storia della musica; ma il mio è un caso di non misticismo. La mia posizione può essere riassunta con una citazione esemplare di Gilles Deleuze: »[...] questo eone come linea retta e forma vuota è il tempo degli eventi-effetti. Per quanto il presente misuri la realizzazione temporale dell'evento, cioè la sua incarnazione nel profondo dei corpi agenti, la sua incarnazione in uno stato di cose, l'evento in sé e nella sua insensibilità, la sua impenetrabilità non è quella del presente, ma cede avanti e indietro, in due direzioni contemporaneamente [...]. Solo Chronos è pieno di stati di cose e movimenti di oggetti, a cui fornisce dimensioni. Ma in quanto forma di tempo vuota e dispiegata, Eone suddivide all'infinito proprio ciò che lo perseguita senza mai abitarlo [...] illimitato come il futuro e il passato, ma finito come il momento.« (da: Gilles Deleuze, La logica del significato, dal francese di Bernhard Dieckmann, Francoforte sul Meno 1993; titolo originale Logique si sens, Parigi 1969)

Eco immobiliare (Eco immobile)
La nostra percezione inizia con il paradosso del titolo: un'eco che nega la sua peculiarità, quella di muoversi o allungarsi, moltiplicarsi, perdersi... Qui è infatti il ​​caso che l'eco inizialmente sia il risultato di una risonanza, ma alla fine si trasformi in uno stato di fissa immobilità in cui indugiare e godere senza perderla, come è ad esempio la prospettiva di vita di una scultura. Questo è il mio pietrificazione della volatilità.

Un'apertura che si rispecchia nella chiusura, e in entrambe detta immobilità si dispiega attraverso elaborate strategie di sospensione; una parte centrale in cui, invece, gli echi riverberano da un terreno statico (colpisci e sistemati qui) significa che qui c'è un'azione delle tre corde, sorrette da suoni di pianoforte immobili.

talea (diramazione)
Un duetto dal titolo composto da un'unica parola, ma che tuttavia racchiude possibilità semantiche nella sua dualità (la contraddizione risolta dall'ideale di una ricomposizione del dualismo nell'unità), che indica una nascita attraverso una preesistenza, che mutila e si impianta. Il secondo significato del titolo, quello di natura musicale, è solo sfiorato intellettualmente.

Un brano diviso in tre sezioni: all'inizio un continuum modulante di suono spoglio, sfrigolante e interrotto ad intermittenza, grazie al fatto che i due strumenti producono degli 'aureoli' con il dorso dell'archetto, cioè inchinandosi con il legno in modo tradizionale con i capelli, un continuum che a un certo punto viene interrotto da sole microfrasi; una parte centrale costituita da singoli eventi sonori sottili in un vuoto siderale; la terza parte è formata dall'unione estatica ed esotica della coppia, alla fine essa stessa sottoposta a un'unica nota di pedale su cui scivolano fili d'oro, mossi da una brezza.

Osvaldo Coluccino
Traduzione tedesca: Ulrich Mosch

Programma:

Attimo per quartetto d'archi (2007) 17:10

Aion per quartetto d'archi (2002) 18:26

Prima parte 07:30
Seconda parte 10:56

Eco immobiliare per quartetto con pianoforte (2002) 08:11

talea per violino e violoncello (2008, versione completa) 11:24

tempo totale 55:13

Quartetto d'Archi del Teatro La Fenice
Roberto Baraldi, violino Gianaldo Tatone, violino
Daniele Formentelli, viola Emanuele Silvestri, violoncello
con la partecipazione di Achille Gallo, pianoforte

Registrazioni in anteprima mondiale

Press:

27.07.2012

Sfogliando il sottile fascicolo dei »Quartetti per archi« del compositore italiano Osvaldo Coluccino si conferma quanto rivela la biografia. Sebbene Coluccino componesse già all'età di 16 anni, ha lavorato e pubblicato per molti anni principalmente come poeta. Ma sia nel linguaggio che nella musica, Coluccino è un sostenitore della riduzione, della compressione e della messa a fuoco. Così dice di »eco immobile« (eco immobile): »La nostra percezione inizia con il paradosso del titolo: un'eco che nega la particolarità che le è unica, cioè quella di muoversi o allungarsi, di moltiplicarsi, di perdersi...». Altrove si parla della presunta “prigione sicura del calcolo”. Ma questa prigione (così concluderebbe lo psicoanalista che è in noi) non è tanto il calcolo quanto la prevalente, inflessibile volontà di formare, che tratta la musica e il linguaggio allo stesso modo come una roccia da cui si deve prima far saltare via l'"opera". Si insedia una monolitica ermeticità, ancora una volta quelle derive di fastidiosi frammenti sonori e armonici nell'androne di una villa vuota che si perdono nel freddo. Nel giusto stato d'animo, "l'aria di altri pianeti" è nel senso migliore, un'esperienza di ascolto quasi mistica. Nell'umore sbagliato, l'ascoltatore rimane bloccato fuori dai cancelli di questi suoni, se non sono ammessi, inoltre, non sono iniziati. Sono mondi strani e aspri che qui tremano... Eppure (e di questo si potrebbe ancora discutere), lo spirito di Luigi Nono aleggia su questa musica in quieto riserbo.

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